Vengo dalla schiuma del mare.

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    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA 18 anni fa, una ragazza dalla pelle candida e dai folti capelli neri come la pece, nacque. I suoi genitori, a lei tutt'oggi sconosciuti, la abbandonarono nel fiume Yoda, corso d'acqua che sfocia direttamente nella baia di Osaka.
    Reiko, la sua madre adottiva, aveva scelto di dirle tutta la verità all'età di 5 anni. Anche se molto piccola, Shin capì ma fu felice perchè al posto di avere dei cattivi genitori che non la amavano, aveva lei , tutto il suo mondo.
    Da quando scoprì che Reiko l'aveva trovata tra le acque cristalline del mare, le piaceva rispondere alla solita domanda "dove sei nata?" specificando che lei veniva dall'oceano, anche se sapeva benissimo in quale ospedale nacque.

    ~•~

    Quella sera, come sempre, aveva voglia di stare sola.
    Avvisò Reiko che sarebbe tornata presto, gli schioccò un bacio sulla guancia morbida e rosea e si lanciò a tutta velocità verso la baia di Tokyo, sulla sua bicicletta.
    L'elica della ruota era impostata al livello massimo, come piaceva a lei. Le sue gambe si muovevano lente, ma grazie alla potenza delle pale che costituivano la ruota, la bici raggiungeva una buona velocità.
    Una volta arrivata, abbandonò il suo mezzo di trasporto sulla sabbia insieme alle sue scarpe da tennis azzurre, per poi dirigersi spensierata e a piedi nudi verso le acque del mare.
    Lo specchio d'acqua era scuro, come quella sera. L'unica luce era quella della luna, che si rifletteva romanticamente sul mare e sulle strutture metalliche di navi,yacht e barche ancorate alla riva dai propri proprietari, in attesa di essere utilizzate il mattino dopo.
    Arrivata alla riva, Shin rallentò ritmicamente e poi si buttò a sedere sulla sabbia bagnata.
    Alzò lo sguardo al cielo scuro, e strinse le mani tra la sabbia umida, respirando l'aria a pieni polmoni.
    Qualche minuto dopo, il suo sguardo si posò sui suoi piedi nudi, che si dirigevano verso l'acqua. Certamente quella sarebbe stata gelida, ma a Shin non importava. Poteva sopportarlo.
    Aveva attraversato un intero fiume gelido, con la neve e il vento pungente nel dicembre di 18 anni fa. Quello era il suo habitat, come faceva a temerlo?
    <<Tu sei il mio rifugio.>> sussurrò affettuosamente, chiudendo gli occhi e rilassandosi.




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  2. Thy Kingu
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    « Non ti sembra di esagerare? Sei già alla terza bottiglia!»



    « Stài zitah trroja!»



    Le parole mi uscirono così, non capivo cosa stessi dicendo; ormai era diventata la solita routine. Ero steso su quel bancone sporco e sudicio, inumidito ormai dalla mia saliva, che a tratti mi usciva dalla bocca. Ero ubriaco, ubriaco marcio. Le luci di quel posto mi sembravano abbaglianti ed insopportabili, sebbene il locale fosse quasi al buio. L'unica luce era in un angolino, un flebile lume che illuminava quel piccolo locale: un piccolo bar che ero solito frequentare.
    Ero lì, come ogni sera. Sempre la solita routine. Alzai il capo verso la barista, una donna formosa, anche se non particolarmente bella; il marito l'aveva abbandonata qualche anno prima e da allora gestisce questo barretto per poter sopravvivere. Io ormai ero un cliente fisso, uno di casa; non era raro infatti che lei si confidasse con me, nonostante io fossi costantemente ubriaco.. Anche quel giorno lei stava parlando, lo vedevo. Non riuscivo ad udirla però: la sua voce andava via via spegnendosi.. Oppure ero io? Era il mio udito che stava iniziando a far cilecca, ma non solo quello.. L'immagine della donna s'era fatta sfocata, i miei occhi stanchi e rossi non reggevan più. Crollai sul bancone. Non so cosa successe dopo.



    « Oh.. Un gabb.. *Puah*»



    Non riuscii a finire la mia frase, tutto l'alcool che avevo ingurgitato ballava dentro me la samba, aveva voglia di uscire. Mi girai di scatto, non rendendomi conto di dov'ero, e prima che potessi farlo avevo sporcato parte del mio saio del mio stesso vomito, altra parte era andato in pasto ai pesci.
    Ero bagnato e mi faceva male la testa. Non sapevo come, e non sapevo nemmeno il perché, ma ero in acqua. Ero steso in uno specchio d'acqua, per quanto ne sapevo poteva anche essere l'oceano, non m' importava più di tanto, infondo: La mia vita fasceva già schifo, ovunque mi avesse portato la corrente sarebbe stato meglio di questo postaccio, sicuramente. Ero tranquillo, rilassato.. In quel momento non avevo paura, anzi, ero speranzoso, magari quelle acqua mi avrebbero trascinato da qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.. O magari qualcuno..



    « Che bella.. La lu.. *Puah*»



    Era inevitabile! Un'altra parte dei miei scchi gastrici se n'era andata assieme a quello che avevo bevuto poche ore prima; mi girai, come prima, per cercare di non rimettere addosso a me stesso, ma stavoltai calcolai male la forza di rotazione, e finii con l'immergere la faccia nel mio stesso vomito. Ero lì, steso son la faccia in quel miscuglio d'acqua e succhi rancidi, era disgustoso, eppure.. Eppure non avevo la forza per uscirne.. Era dunque quella.. la mia fine?...


     
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    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Come immaginava, l'acqua era più che gelida, ma lei non ritrasse i piedi. Appena le punta delle dita furono a contatto con il mare, la pelle di Shin si accapponò appena e per riflesso i denti si serrarono, per sopportare quel freddo gelido. Una volta immersi completamente, gli arti trovarono l'abitudine di tutte le sere estive.
    Shin poggiò i piedi sul fondo del mare, composto da sofficissima sabbia che si muoveva insieme alle onde, sfiorando ogni centimetro della sua pelle.Poi aprì nuovamente gli occhi e spinse il suo corpo in avanti, circondando con le sue braccia le ginocchia.
    Il vento le scompigliava i capelli e i vestiti, ma a lei non importava.
    A Shin bastava solo lei stessa e il silenzio.

    ~•~

    Purtroppo, quella sera non era silenziosa come le altre. Pochi minuti dopo che Shin stava per godersi quella notte estiva, un rumore bagnato la richiamò dai suoi pensieri.
    Con agilità disintrecciò le proprie mani e braccia che abbracciavano le sue ginocchia, e stese le gambe, mettendosi in piedi. Si guardò intorno incuriosita, e poco più in là vide il colpevole di quel suono sgraziato in una serata così silenziosa.
    Un uomo stava galleggiando a stella in acqua. Per qualche minuto Shin fu intimorita, pensando fosse morto, ma tutte le sue preoccupazioni svanirono quando il ragazzo si mosse e vomitò.
    La scena si replicò un paio di volte, finchè l'uomo non finì con il viso immerso nella sua repulsione.
    A Shin non faceva affatto impressione, lei stessa si comportava così nei suoi giorni X.
    Camminò nell'acqua incespicando qua e là, poi raggiunse il piede dell'uomo e lo trascinò fino a riva, dove lo riportò supino.
    <<Sta bene?>>


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  4. Thy Kingu
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    Ormai le forze mi avevano abbandonato, ero inerme, sotto il contro di quella debole corrente gelida che mi coccolava.. Stavo per morire, n'ero consapovele.. Eppure, eppure mi piaceva quella sensazione.. L'acqua era limpida, potevo vedere chiaramente il mio vomito scendere sott'acqua, per poi risalire.. Era strano, era un movimento lento, sempre più lento e.. Bianco, sì, bianco.
    Persi poi definitavemante conoscenza.


    « Sta bene?»



    No. Non stavo bene, avevo bevuto troppo, decisamente! Mi sentivo uno schifo; la testa era come se pesasse diecimilavolte di più, e girava.. Eccome se girava! Ma.. Ma tutto questo non lo avvertivo, ero ancora svenuto, privo di sensi su quella sabbia umida.
    In un attimo si mise a nevicare.. No, non era semplice neve.. Era.. Era qualcosa di più: una tempesta.. Si, una bufera di neve, la più violenta a cui avessi mai assistito. Tutto attorno a me era stranamente diverso, e così maledettamente familiare al tempo stesso: Era la mia Russia.
    No.. Tutto questo non stava succedendo davvero, ne ero consapevole, ma era così maledettamente reale.. Senza che me ne accorgessi quel posto era divenuto il luogo dal quale venivo, il luogo dove son nato e cresciuto.. La mia steppa.
    La bufera non voleva fermarsi, eppure non sentivo freddo.. Ciò mi fece sorridere. Mi voltai verso quella che era la mia casa: Una piccola casa in legno sperduta ed avvolta dalla neve.


    « Casa dolce casa..»



    Mugugnai. A passi lenti mi avviai verso quella casupola, dal comignolo usciva del fumo.. Tutto come me lo ricordavo. Ormai ero vicino, la nostalgia mi premeva, andando a chiudere il cuore come in una gabbia che si stringe sempre più. Aprii la pora con un sorriso che ben presto svanì.. Quella scena: La scena che non potrò mai dimenticare.. La scena della morta di mia madre, avvenuta sotto i miei occhi. Lanciai un urlo e rinvenni; di scatto mi ritrovai seduto.

    «*Anf Anf Anf..»



    Ansimavo. Il cuore mi batteva all'impazzata, il viso rigato da una lacrima. Fortuna che il mio saio impediva il diretto contatto con i miei occhi e quella scura sera aiutava a "nascondermi" , si, a nascondere le mie paure. Pian piano la respirazione tornò regolare, così come il battito. Voltai il capo verso quella ragazza.. Era lei che mi aveva salvato. Alzai un braccio, il sinistro per esser precisi e lentamente lo posai sulla testolina di quella ragazzina.

    «Non avresti dovuto farlo. »



    Forse non s'aspettava queste parole, forse s'aspettava più un "grazie".. La guardai, ricordava me da piccolo, l'innocenza nei suoi occhi, non potei far a meno di dedicarle un sorriso, un leggero sorriso.

    «Ma grazie piccola, ti devo la vita.»



     
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