Blood doesn't lie

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Da piccola, Shin usava sempre chiamare le giornate in cui accadevano quegli episodi "giorni x". Strani fenomeni si erano venuti a verificare in lei dall'età di 5 anni, prima sporadicamente in alcuni mesi poi sempre più frequentemente, fino ad averne più di 5 al giorno. I "giorni x" erano difatti caratterizzati da avvenimenti che per Reiko avevano un chiaro significato clinico: all'inizio Shin provava attacchi improvvisi di stanchezza, di cui non si accorgeva nemmeno. Capitava che si addormentasse mentre svolgeva qualche azione, che per lei poteva essere estremamente interessante o meno. Successivamente, la investiva un forte dolore al torace, un cardiopalma incessabile e per lei insopportabile visto il modo in cui piangeva...Questo dolore era solitamente accompagnato da una forte accellerazione del battito cardiaco o in alcuni casi alla sincope vera e propria.
    Ovviamente, come è lecito, una madre - anche se Reiko non lo è - si preoccupa di ciò che accade a sua figlia,no? Cinque episodi al giorno o anche sei, erano davvero troppi e Shin era davvero piccola e fragile per sopportare anche quel dolore.
    Aveva cercato in tutti i modi di convincerla a mettere piede in un ospedale per farsi curare, per farsi dire cosa poteva ridurla in quel modo, ma la ragazza aveva sempre rifutato categoricamente. Reiko non si capacitava del motivo, e probabilmente nemmeno Shin stessa.

    ~•~

    Quello, era un giorno x, ma non ordinario. Era da mesi che Shin non segnalava al suo taccuino di pelle bianca i vari episodi, quindi era da mesi che stava bene. Purtroppo però, alla fine della giornata avrebbe dovuto disegnare la sua solita e grande x rossa sulla data del 25 febbraio 2040.
    I sintomi erano i soliti, ma c'era qualcosa che non andava. Si aggiunse uno strano pallore spettrale, il respiro corto e delle fitte abbastanza violente al fianco sinistro: tutti questi fattori insieme cominciarono davvero a spaventare Shin, che fino ad allora era stata abbastanza scettica riguardo ad una possibile malattia.
    Non riusciva a respirare, e le fitte alla milza combinate al potente dolore al torace di certo non contribuivano a farla stare meglio. Reiko notò perfino che la sua temperatura corporea era davvero bassa, e lo comunicò con un filo di voce alla ragazza, che tremava visibilmente avvolta in una coperta di pile sul divano.

    Pochi minuti dopo entrambe si trovarono sull'automobile di ultima generazione di Reiko, dirette verso il distretto A e provviste di un permesso dato dalle guardie all'entrata del blocco. Solitamente la zona era chiusa al pubblico, eccetto alcuni luoghi come il Laboratorio e ovviamente, l'ospedale.
    <<Sei felice,mamma?!>> disse Shin, tra un mugugnio e l'altro. Si vedeva che Reiko amava averla avuta vinta dal suo palese sorriso alquanto vittorioso, dipinto sul viso.
    Quando furono arrivate, alla 18enne venne subito assegnata una stanza, la 412. All'interno, la stanza aveva le pareti bicolori - da metà muro in giù era di un azzurro tenue, mentre da metà ad andare verso il soffitto, il muro era candido. Disposti con la testiera a ridosso del muro vi erano due grandi letti meccanizzati al movimento con lenzuola bianche, sul quale erano poggiati su ognuno un grembiule verde per i pazienti, di quelli aperti completamente sul retro.
    In fondo alla camera era possibile inoltre scorgere una porta, attraverso la quale si poteva accedere al bagno.
    Reiko fu obbligata ad andarsene, in quanto i controlli ospedalieri erano privati. Questo era uno dei motivi per cui Shin odiava l'ospedale: se i medici erano complici della Majestic, come ci si poteva fidare? All'interno di una struttura del genere e con certe apparecchiature, poteva non essere addirittura necessario avere l'apposita stanza per agire sul DNA o sul corpo stesso.
    La ragazza scostò la frangia da un lato per evitare che le coprisse gli occhi, e con essa tutti i pensieri. Salutò Reiko con un bacio sulla guancia, afferrò il camice verde e si recò verso il bagno per indossarlo come da disposizioni, ovvero indossando unicamente calze, mutande, cannottiera e reggiseno. Poi corse verso un letto e si rifugiò sotto le lenzuola, spaventata.
    Non si era nemmeno accorta che le era passato tutto.


    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Blocco A;
    Ospedale

    Placida e serena, la notte era calata anche su Tokyo. C'era voluto del tempo, erano passate delle ore, ma dal grattacielo più alto alla casa più bassa, dal centro alla periferia, le ombre si erano distese pigramente su tutta la città, ed in un cielo finalmente tinto di nero e tenebra solo qualche stella brillava lontana, risparmiata a malapena dall'inquinamento luminoso di quel luogo.
    Era così, dunque, che appariva il cielo nelle metropoli...? Lui... era veramente pronto a vivere in un luogo come quello...?
    Rimirò astri di cui non conosceva il nome, mentre placide mani di spuma marina facevan vibrare le corde di un'arpa di zefiro, producendo sì dolce melodia ch'era frutto di fantasia, e fantasia a sua volta ispirava.
    Un sospiro, uno stanco sospiro accompagnava quella che era sempre la stessa domanda. Una domanda cui non esisteva risposta concreta, ma solo deleteri pensieri. Fu allora che decise di lasciarsi cullare dalle dolci note di quel flauto, lasciando che ogni altro pensiero che non fosse musica scivolasse via, così come scivolava via quella scintilla dai suoi occhi.

    Infondo... quella stella m'è più affine della sua sorella che splende sulla mia città.” si sorprese a pensare, mentre fissava l'astro e ricordava perché guardare il cielo notturno era per lui rinfrancante.

    In uno stanco rituale provò inutilmente ad alzare il palmo al cielo, verso quella luce, e provò a ghermirla, stringendo però solo il vento. Alla fine non importava dove andasse, non importava quale cielo aveva sopra la testa. Quelle luci rimanevano sempre fuori dalla sua portata. Alte ed irraggiungibili, così come il sogno che aveva sempre inseguito.
    Ed assieme a quella constatazione, giunse anche la fine dello spartito immaginario, e con esso la musica cessò. Era il caso di rientrare, di abbandonare il tetto in favore delle strade. Quella città, infondo, gli era pur sempre così aliena.
    Non lo aveva, lui, il permesso. Non sapeva di averne bisogno, né gli sarebbe importato, non quando il suo animo era così grave. Semplicemente, era giunto in quel luogo guidato dai ricordi.
    Ospedale... Ospedale... La gente lo chiamava "Ospedale". Ed attirato da quel nome, ingenuamente era andato a cercare qualcosa che gli ricordasse almeno un po' la sua terra natia. Ma ben diverso era quel luogo da quello che chiamavano "Ospedale" dalle sue parti. Una baracca, in confronto alla struttura del blocco A. Così come il blocco A appariva poco più che un bancone dei surgelati rispetto allo Shappire.
    Nulla di tutto ciò che vedeva attraversando i corridoi fu in grado di lenire quella nostalgia così immotivata, eccetto forse per l'odore asettico di alcune stanze. Ed i disinfettanti. Un odore che non aveva mai gradito, ma che questa volta, in qualche modo, gli sussurrava delicatamente la parola "casa" nell'orecchio.
    Forse - chi lo sa - decidere di esplorare quel mondo a partire dall'ospedale non era stato poi un grave errore. Forse, in qualche modo, trovarsi in quel luogo a quell'ora di notte placò la sua inquietudine.

    Potrei rimanere qui, per questa notte. Ripartirò domani, alle prime luci dell'alba. Tanto non c'è fretta.

    Forse non fu una buona idea. Probabilmente, non lo fu. Ma quell'individuo non aveva seguito il buonsenso in passato, perché avrebbe dovuto sentire il bisogno di farlo ora?
    Continuò a vagare senza meta per i corridoi, finché non vide una donna lasciare una camera. Era vestita, dedusse se ne stava andando. Reiko, si chiamava quella donna, ma per lui non era ancora giunto il tempo di venirne a conoscenza. L'unica nozione di cui prese atto fu quella di avere tra le mani una stanza appena liberata - così suppose e così agì. Attese qualche minuto, il giusto tempo affinché eventuale personale evacuasse la camera: non uscì nessuno. La strada era libera.
    Nessuna esitazione nella placida e furtiva apertura della porta, immediatamente richiusa alle proprie spalle. Un rapido esame della stanza: vuota.
    Sua fu la colpa, sua e sua soltanto, poiché il suo occhio sapeva ben essere più acuto. C'eran delle tracce, dei segnali, qualcuno era nel bagno, ma lui non vi fece caso. Vide un letto, e tanto gli bastò. Spalancò la finestra, affinché il gelido vento della notte lo accarezzasse, si privò dei propri effetti lasciando che giacessero sul pavimento, e come ovvio che fosse - ovvio solo per lui, ma tant'è - si coricò sotto le lenzuola di quel letto d'ospedale, chiudendo gli occhi ben deciso a concedersi il Sonno dei Giusti.

    Per questo non fu felice. Ma non lo fu affatto. Anzi, si irritò non poco quando, d'improvviso, *qualcosa* sollevò le coperte, e con la delicatezza di un muflone ubriaco gli diede una sederata tale da spingerlo fuori dal letto, con un conseguente e sonoro "THUMP" scaturito dalle nobili natiche che, dall'alto della loro magnificenza, dimostravano d'avere affetto per ogni cosa pavimento compreso, concedendo un bacio assai "spinto" ed alquanto doloroso (perché si sa, amare significa soffrire...)

    «Ma santa santificazione, chi benedetto non mi fa dormire in pace?!»

    Qualunque cosa fosse s'era rifugiata sotto le coperte, un po' come lo struzzo che ficca la testa sotto al terreno. Ma così come il pennuto lasciava le chiappe al vento pronte ad essere prese a calci, così il maledetto usurpa-letti era rimasto in balia di un pericoloso Richard dotato di pollice opponibile, prontamente utilizzato per afferrare a tenaglia le lenzuola e sollevarle con buona dose di impeto, ben deciso a scoprire chi avesse osato per poi castigarlo a dovere.
    Fu una serie di scoperte incredibili quelle che si susseguirono, almeno per lui.
    Innanzi tutto, a giudicare dalla situazione, quell'individuo - ad un'attenta analisi visiva una sorta di ragazzina - pareva non essersi accorto di nulla. Al che, il nostro si ritrovò a domandarsi quanto potesse esser vero che l'uomo sapeva rinchiudersi in un mondo soggettivo solo suo: è davvero possibile che qualcuno arriva, ti da una culata, ti butta a terra, e manco se ne accorge?!
    Ma a questo volle dare il beneficio del dubbio.
    La seconda scoperta fu che quella ragazzina O aveva freddo, O aveva mal di pancia, O aveva paura. Non seppe dirlo con precisione, magari erano più elementi assieme, o qualcosa cui non aveva pensato, ma a meno che Richard non avesse il prosciutto sugli occhi (evento improbabile: a succedere era successo, ma entro poco se lo sarebbe mangiato) non stava bene.
    Eppure, non fu questo il motivo che lo indusse a lasciar perdere, quanto piuttosto la terza "scoperta": un modo di vestire assai... "peculiare", diciamo. Innanzi tutto, niente pigiama, cosa che lui stesso reputò assurda, ma poi cioè, non s'era messa il pigiama ma s'era messa le calze. E qui già qualcosa di strano doveva esserci. Poi c'era un paio di mutandine, e qui ok, quella era una dotazione minima, non lo trovò un fatto preoccupante. A salire una cannotta, la classica magliettina della salute pareva. Ma per finire c'era il dettaglio sconvolgente, la cosa fuori posto: un reggiseno. Un reggiseno SOPRA la cannottiera. Tra tutto, fu quello a colpirlo - a spaventarlo, per la precisione. Da qualche parte c'era di mezzo pure un orrido camice verdognolo (forse un verde-menta-sbiadita...?), ma quel reggiseno messo sopra la cannottiera sul serio era raccapricciante.
    Quella ragazzina doveva essere un po' toccata, qualche rotella doveva essere certamente fuori posto, e lui con gente del genere non voleva averci di certo nulla a che fare.

    Borbottò, perché era giusto borbottasse, era pur sempre stato preso a culate e detronizzato dall'unico letto della stanza, ma rassegnatosi all'evidenza non gli restò che abbassare le lenzuola, già che c'era glie le rimboccò pure, e come ultima premura si assicurò anche di chiudere la finestra, anche se, invero, un po' di brezza gli avrebbe fatto piacevole compagnia.
    Bah, nobile sacrificio il suo, che dopo uno sbadiglio si concesse un'occhiata in giro per decidere il da farsi.
    Non che potesse fare molte altre cose, si chinò sui propri oggetti e tra i tanti afferrò il possente spadone. Lo fece mulinare un paio di volte sopra la testa per saggiarlo, dunque lo alzò pronto a colpire, afferrandolo a due mani e ponendo la punta verso il basso, così che potesse infilzare in modo netto e rapido.
    Nessun rimpianto, nessun rimorso, praticamente nessun sentimento, agì come se quella fosse cosa da nulla, banale routine: un affondo secco, con la lama che fendeva, penetrando silenziosa, senza quasi fare rumore.
    Non uscì sangue, tanto il taglio fu perfetto.
    Del resto, anche sbagliando il taglio, sangue non è che ne sarebbe uscito troppo, visto che l'unica cosa che aveva assassinato era una mattonella: semplicemente, aveva piantato la spada al suolo, a farne una tomba.
    O, come si capì di lì a poco, uno schienale.

    Eh, che cavolo, da quando era uscita Reiko, quella stanza era stata ufficialmente colonizzata ed ora costituiva la "Repubblica Federale LeRoy della Terronia" (il che significava che da qualche parte più a nord era anche sorta una "Repubblica Federale LeRoy della Polentonia" ovviamente), e non avrebbe di certo abbandonato la propria nazione. Era quella perfetta sconosciuta ad essere l'immigrato, e doveva solo ringraziare che non le aveva chiesto il visto di soggiorno, o che non le avesse chiesto di pagare la dogana. Mah, magari le avrebbe chiesto di pagare quando sarebbe tornata in Giappone (fuori dalla stanza insomma), oppure poteva regalarle la cittadinanza, chi lo sa... lo avrebbe deciso l'indomani, con calma. Per il momento, l'unica cosa che gli interessò fu di stendersi, appoggiando la schiena alla propria Ragnell affinché fosse volto verso la finestra.
    Puerilmente, voleva guardare il cielo prima di scivolare tra le braccia di Morfeo.

    «Beh, uh... buona notte, suppongo. Se hai paura del buio puoi accendere la luce, non mi da fastidio, ma cerca di non fare troppo rumore.»

    Vah, che sant'uomo che era, pure la luce accesa faceva tenere al suo prigioniero di guerra (?). Però, patti chiari amicizia lunga: niente rumori. Purtroppo era abituato a quando militava nell'esercito, e sentire rumori tendeva a farlo svegliare di soprassalto... Un po' di comprensione, su, ognuno ha i suoi difetti!
    Quello di Richard mica era quello di essere apparso da chillosàddove ed aver fatto i comodi suoi nella stanza di una perfetta sconosciuta che aveva il reggiseno sopra la cannottiera... No?
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Ciò che accadde dopo ebbe dell'incredibile.
    Da sotto il letto spuntò un ragazzo dai capelli scuri acconciati al fine di coprire gran parte del viso, che imprecava - presumibilmente contro di lei - qualcosa riguardo all'aver disturbato il suo sonno. Tuttavia Shin non fece in tempo a muoversi e ad aprir bocca.
    Con violenza e abilità, un po' come faceva Reiko per svegliarla per farla andare a scuola, tolse rapidamente il lenzuolo che qualche minuto prima proteggeva la ragazza dalla solitudine e qualsiasi altro mostro. La scrutò per un tempo che le parve infinitamente lungo, durante il quale lei non trovava la forza per parlare, spaventata ed imbarazzata com'era. Dopotutto era mezza nuda e lei non si era mai fatta vedere in quel modo con le poche amiche di Osaka, figurarsi con uno sconosciuto di Tokyo che era appena irrotto nella sua stanza!
    Quest'ultimo a quanto pare si rassegnò dal voler rioccupare il letto, e così rimise le coperte al suo posto, dopodichè si allontanò di qualche passo sbadigliando e trafficò con qualcosa che Shin non riuscì subito a scorgere, in quanto il lenzuolo che le era stato restituito la copriva fino al naso. Solo quando lo sconosciuto fece ruotare in aria l'oggetto, Shin lo riconobbe: era un'enorme spada.
    In un momento come quello sarebbe stata estremamente spaventata, questo era certo, ma in quell'attimo si sentiva profondamente tranquilla, in pace con sè stessa. Un'ondata di sicurezza si riversò nel suo corpo, condizione che alleviò quel poco di dolore che si ripresentava a tratti, di tanto in tanto.
    La spada finì dritta nel pavimento con un solo unico gesto, e come un vecchio anime che Shin guardava quando era piccola, l'uomo voleva usarlo come schienale per coricarsi comodamente.
    <<«Beh, uh... buona notte, suppongo. Se hai paura del buio puoi accendere la luce, non mi da fastidio, ma cerca di non fare troppo rumore.»>>
    Questo è fuori. Il primo pensiero che attraversò la mente della ragazzina era questo. In fondo, quella era la sua dannata stanza numero quattrocentododici, e il primo passante di turno voleva già rubargliela da sotto il naso. Shin lo avrebbe fatto passare se quel ragazzo fosse stato un altro paziente, ma da ciò che le sembrava, non lo era affatto.
    Si rimise seduta sul letto, abbassò il lenzuolo e con aria vagamente scocciata prese finalmente a parlare.
    <<Questa è la mia stanza. Cosa ci fai qui?>>
    Mentre aspettava una risposta, sfilò le sue gambe da sotto le lenzuola e le portò sul pavimento al lato del letto.
    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Camera 412;
    Repubblica Federale LeRoy della Terronia.

    Richard S. LeRoy non aveva mai avuto problemi ad addormentarsi. Diversamente da molte altre persone, lui semplicemente decideva quando assopirsi, o quando dedicarsi ai tristi pensieri che solitamente accompagnavano nel sonno gli altri esseri umani. Passare notti insonni gli capitava, ma era sempre una sua scelta. La scelta di dedicare quei momenti a sé stesso ed alla propria anima anziché al proprio corpo.
    Ma questo non era il caso.
    Questa sera non aveva motivo d'esser triste: l'indomani avrebbe visto ciò che più bramava di vedere ogni mattino, ed avrebbe passato il resto della giornata ad esplorare. Voleva assopirsi, così da svegliarsi presto e poter fondare nuove repubbliche qui e là per la città. Quando chiuse gli occhi, dopo un ultimo sguardo a quella luna così smorta e triste, si addormentò quasi subito.
    Eppure, a quanto pareva, qualcuno aveva altri programmi per lui.

    <<questa è la mia stanza. Cosa ci fai qui?>>

    «...»

    A malincuore abbandonò l'incipit di chi sa quale sogno avrebbe potuto fare, tornando al mondo dei nemici di Morfeo con qualche rammarico. Aprì gli occhi di scatto, gettando alla finestra uno sguardo assai irritato. Sguardo medesimo che si ritrovò addosso Shin quando il capo venne voltato oltre la spalla. Qualcosa a metà tra "Ma che beatitudine vuoi...!" e "Stai scherzando, vero?!".
    Non rispose, non subito, doveva prima capire se era seria, e quando vide che quella ragazza s'era messa a sedere fu costretto a rassegnarsi. A quanto pare la prima impressione era corretta: una che non sa nemmeno in che ordine indossare l'intimo deve matematicamente avere qualche problema mentale, quindi decise di non usare subito le parole: probabilmente quella ragazza non avrebbe compreso. Sembrava tarda.
    Alzò un braccio, facendolo passare sopra la propria spalla per indicare la porta.
    C'era un biglietto.
    Quando era stato affisso...?

    "Attenzione: questa è una dichiarazione di guerra. A partire da questo momento l'area delimitata da questa porta è ufficialmente esclusa dalla giurisdizione Giapponese. Questo territorio è stato conquistato ed è ora una Repubblica Federale indipendente. Introdursi senza autorizzazione in questo territorio equivale ad una dichiarazione di guerra. La Repubblica difenderà la propria individualità e libertà."

    A renderlo un po' meno credibile era il fatto che la lettera lì appesa fosse redatta a mano, ma c'era un particolare: oltre ad essere carta protocollare, presentava una serie di referenze legali. Era un documento autentico. Se Shin avesse avuto qualche infarinatura di legge avrebbe potuto capirlo.
    Anche se, forse, non era importante. Non per Richard almeno.
    Su quel volto da schiaffi, semplicemente, era apparso un mezzo sorrisino strafottente mentre allungava la mano verso di lei, palmo aperto.

    «Il documento, prego. L'autorizzazione scritta.»

    Attese che passassero un paio di secondi, non di più: sapeva che quella ragazza non poteva avere un'autorizzazione. Al momento gli ufficiali della Repubblica erano pari a 1, lui, ed era quasi sicuro di non averle firmato alcuna autorizzazione.

    «Oh, nessun documento...? Che peccato. Allora sei una prigioniera di guerra.» fece canzonatorio, palesemente a prenderla per il fondoschiena. Poi indicò il letto. «Quella è la tua prigione. Fai la brava prigioniera e resta in prigione. Se devi andare in bagno... non ho ancora esplorato tutta la Repubblica, ma sono quasi sicuro che ci sia un bagno. Da qualche parte. Non ho visto giungle, ovunque sia dovresti poterlo raggiungere senza essere aggredita da animali selvatici. Se ci sono animali selvatici... amen. Sul rapporto scriverò che stavi tentando di scappare, ed il tuo sacrificio è stato necessario per prevenire un attacco missilistico.»

    Si fermò di colpo, portando una mano al mento e sfregandoselo, mentre gli occhi si facevano lontani. Stava pensando a qualcosa, probabilmente.

    «...sì, scriverò che sei morta per sventare un attacco missilistico. Sarai un'eroina.»

    Annuì deciso, prima di tornare a mettersi comodo sulla propria spada. Stiracchiò braccia e gambe, chiedendosi se al risveglio seguente avrebbe avuto dolori articolari per la posizione... prima non c'aveva pensato, ma anche se fa fiqo, dormire a quel modo era un po' scomodo...

    «Se abbiamo finito con le domande...» si congedò, chiudendo nuovamente gli occhi.

    Conta una pecora, contane due, contane tre...
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Non era stato una buona mossa: appena Shin vide il viso contratto in una smorfia infastidita del ragazzo, fu tentata di nascondersi nuovamente sotto le lenzuola. Per qualche frazione di secondo pensò addirittura di premere il tasto per la chiamata delle infermiere e poi correre verso il bagno chiudendosi dentro, dove sarebbe stata al sicuro da quel pazzo.
    Fu richiamata a tornare in sè dall'invito del ragazzo a leggere il cartello, che effettivamente sembrava un documento vero e proprio, anche se scritto a mano. Vi erano diversi timbri, e Shin giudicò silenziosamente che la calligrafia era alquanto elegante.
    Sempre lo stesso svitato cominciò a farneticare su fantomatici documenti che Shin doveva avere per stare nella sua stanza, su eroine e prigionieri di guerra per sventare piani missilistici.
    La ragazza mantenne la calma e pensò a fondo sul da farsi. Si ricordava vagamente di alcuni regolamenti scolastici: nel caso un soggetto psicologicamente instabile entrasse nell'edificio, ciò che era meglio fare era assecondarlo. Decise di optare per questa direttiva sperando gli portasse qualsiasi vantaggio, nel frattempo lo sconosciuto era tornato ad appoggiarsi alla sua arma deciso nuovamente ad addormentarsi.
    Shin scese lentamente dal letto, si avvicinò cauta e una volta arrivata vicino a lui si inginocchiò per guardargli meglio il viso.
    <<Scusa se ti disturbo ancora...ma ci sono due letti. Perchè non ti accomodi lì?>>
    Alla fine non passavano inosservati, anzi, era ciò che saltava all'occhio appena si entrava nella stanza.
    <<Se ti fa sentire meglio, riprenditi il mio letto. Io andrò nell'altro.>> La ragazza gli sorrise garbatamente, per poi appoggiare amichevolmente una mano sulla sua spalla, come ad invitarlo ad andare.
    In quel preciso istante si accorse che non vedeva alcun alone attorno al ragazzo. Era solita non guardare nessuno, ad abbassare lo sguardo proprio per questo motivo, ed oltre ad una scarica di sicurezza sentita poco prima, il ragazzo non riversava in lei nessuna emozione.
    Shin abbassò la mano e si allontanò velocemente, balbettando qualcosa di incomprensibile che riguardava il bagno.Poi si avviò proprio nella direzione di quella stanza, a passo spedito.

    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Camera 412;
    Repubblica Federale LeRoy della Terronia.

    C'era molto casino alla fattoria. Un bordello di pazzi, letteralmente.
    Il primo a parlare, mettendo a tacere tutti, fu Napoleone, il rappresentante dell'ovile vicino. Avevano seri problemi, lì: il loro fattore aveva comprato un nuovo cane da guardia, Roland s'era fatto vecchio. Di per sé non sembrava un problema, ma la verità era che il nuovo venuto non conosceva le regole. Credeva sul serio di essere lui a comandare, e il gregge si stava infastidendo. Se continuava di quel passo ci sarebbe stata l'insurrezione, contro il novellino e contro il fattore stesso.
    "Ma Roland? Non gli ha spiegato come funzionano le cose?" domandò Shaun, imbestialita. Le regole del gregge erano da sempre le più importanti della regione.
    Tutti gli animali avevano le loro regole e leggi, e se le fattorie dovevano andare avanti pacificamente, bisognava rispettarle. Tempo fa erano i maiali a farla da padroni, ma non più di quattro anni fa, sotto la guida di Shaun, divennero proprio le pecore a dettar legge su tutti, e da allora le cose erano cambiate. Per lo più in meglio. Ma Shaun era rimasta sempre guardinga, anno dopo anno, come se si aspettasse che la crisi avrebbe inghiottito tutta la piana, e sarebbe stata guerra civile.
    "Non ne ha avuto il tempo. Il fattore lo ha regalato ai nipoti prima ancora che il nuovo arrivasse." fece imbarazzato Napo.
    "Eh, qui sono cazzi amari."
    Ad essersi espresso finemente fu niente meno che Richard, mentre in disparte si finiva di ricamare un mantello di lana. Perché si fosse tosato per farsi un mantello con la sua stessa lana, nessuno lo sapeva. "Fa fiqo" aveva sostenuto, lasciando tutti a bocca aperta. Persino Raudy, il cane del nostro ovile, non era riuscito a farlo desistere da questa follia.
    "E lo so che sono cazzi, ma questo non risolve il problema." la giusta osservazione di Napoleone.
    "Napo, Shaun, sentitemi bene: so cosa fare. Quello che ci serve, però, è l'aiuto di mucche e maiali, e..."

    «...e...? E...?» mormorò un Richard in via di risveglio, mentre per la seconda volta sgranava gli occhi divorato questa volta dall'ira.

    Fuoco e fiamme, in direzione di Shin. S'era alzata, ma non lo aveva fatto delicatamente. Le molle del letto avevano scricchiolato, e ora non si ricordava più cosa stava per dire.

    E ora che santo gli racconto, a Napoleone?! Come diamine facciamo a salvare la fattoria vicina?!

    Quel misto tra sogno e realtà durò ancora per un po'. Non fu facilissimo, per lui, tornare completamente nel mondo reale, ma in fine realizzò che Napoleone non esisteva. E nemmeno Shaun. Il che, purtroppo, significava che non c'era più nemmeno il mantello.
    Fu triste.
    Ma almeno, non ci sarebbe stata la seconda guerra civile della piana. Come si suol dire, non tutto il male vien per nuocere. Bastava ricordarsi di non contare le pecore per una notte o due, il tempo che Shaun si calmasse. Magari, avrebbe potuto contare i giochi del 64...

    <<scusa se ti disturbo ancora...ma ci sono due letti. Perchè non ti accomodi lì?>>

    «Due letti...?» domandò, un po' frastornato, mentre si guardava attorno.

    C'era un secondo letto, nella Repubblica...? E da quando...? Aveva assoldato un carpentiere nel sonno...?

    «Bah. Non mi piace quel letto. Preferisco dormire in compagnia di qualcuno che non mi tradisce, e Ragnell, qui, non mi ha mai fatto torto.» proferì, scuro in volto. Non avrebbe mai ammesso che non aveva notato l'altro letto. MAI.

    <<se ti fa sentire meglio, riprenditi il mio letto. Io andrò nell'altro.>>

    «Eh...? C'eri tu, lì, ormai ci sarà il tuo odore...!» disse, quasi disgustato.

    Non che fosse colpa della povera Shin, eh! Purtroppo però le mancava il contesto, non era impossibile se la prendesse a male. La realtà era che se quell'odore gli fosse rimasto addosso, l'indomani la sua vita sarebbe stata a rischio.
    Lei non è esattamente una persona indulgente, e se l'avesse trovato con l'odore di un'altra sulla pelle sarebbero stati cavoli. Cavoli amari. Dio solo sapeva cosa sarebbe rimasto di lui, in quella tragica evenienza...
    Lui ci provò, ad immaginarlo, ma lo scenario che si dipinse davanti agli occhi altro non fece che moltiplicare il disgusto sul suo volto.
    Poi, una mano gli si poggiò sulla spalla. E di colpo tutto tornò alla realtà.
    Alzò piano la testa, e vide la bambina sorridere.
    Si sentì svuotato.
    Morto, forse. Privo di... di ogni cosa. Non riuscì a ragionare, solo a formulare brevi pensieri sconnessi. E quando, dopo poco, la ragazza abbassò lo sguardo, un mortifero pallore schiarì il volto di Richard.
    Non fiatò, pur volendo non ci riuscì. Passivamente, quasi non fosse più nel suo corpo ma fosse uno spettrale osservatore, lasciò che la ragazza mugugnasse qualcosa in merito al bagno, ed interrompesse quel contatto per poi allontanarsi.
    Cos'aveva fatto...?
    L'aveva... l'aveva ferita...? Lei voleva solo essere gentile, suppose. Stava sorridendo. E lui... lui era nauseato...
    Doveva... aveva fatto proprio una cavolata, eh...?

    «N... n... non volevo...!» urlò all'improvviso, in direzione del bagno.

    Sconvolto probabilmente più di quanto non fosse lecito aspettarsi, si alzò di colpo, per avvicinarsi al bagno.

    «Hey... Hey...! Davvero! Mi hai frainteso...! Non volevo! Va bene! Va bene, come vuoi! Non piangere...! He-hey, mi senti...? Stai... stai piangendo...? Io... uh... Ah, sì! Come ti chiami...?»

    E fu un bene che quella ragazza era chiusa nel bagno, e non potesse vederlo in volto.
    Perché stava sorridendo. Sorrideva come fosse l'uomo più felice del mondo. Semplicemente, sorrideva perché era convinto di aver risolto il problema.
    Chiedendole il nome, tutto si sarebbe risolto.
    ...no...?
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Quando Shin si rivolse a lui con voce alquanto flebile, lo sconosciuto si mosse come se si fosse svegliato da un sonno profondo - e difatti, era così.
    Con uno sguardo che rasentava la follia, fulminò Shin come ad incenerirla all'istante. Tuttavia non spiaccicò parola, e si limitò ad ascoltarla, assumendo un'espressione a metà tra l'incredulo e lo spaesato.
    Il ragazzo abbassò lo sguardo, trovando una scusa abbastanza palese per non dirigersi verso il letto che non aveva visto, e stare appoggiato alla sua fedele compagna spada. Facesse quel che voleva, a Shin in quel momento non interessava, perchè pur di far sparire quella spada, era disposta a fare di tutto. Addirittura, gli propose di tornare nel letto dove in origine era lui e che qualche secondo dopo, grazie ad un colpo deciso di natiche, era diventato dell'adolescente. Gentilmente, Shin lo invitò a dirigersi verso quella postazione appoggiando delicatamente la sua piccola mano sulla spalla dell'uomo.
    <<«Eh...? C'eri tu, lì, ormai ci sarà il tuo odore...!>> lo disse inorridito, come se avesse davanti il peggior esemplare di qualsiasi animale presente sulla Terra.
    L'impossibilità di comprendere i sentimenti di quella persona, l'imbarazzo e anche l'offesa ricevuta - per Shin era questo - la fece scappare verso il bagno, piagnucolando qualcosa.
    Lui cercò di chiamarla, ma ormai era troppo tardi.
    Troppo facile così, prima mi insulta, e poi gli dispiace. Che vada all'inferno! pensò la ragazza. Era così nervosa che addirittura nei pensieri si mangiava le parole, come usava fare normalmente in situazioni simili.
    E poi arrivò. Mentre sentiva i passi che si avvicinavano, Shin cominciò a percepire e vedere nettamente i sentimenti del ragazzo e i loro colori, anzi, forse era meglio dire il sentimento e il suo colore. Da sotto la porta del bagno filtrava chiaramente un bagliore azzurrino, che sicuramente apparteneva al ragazzo e che man mano andava a sfumandosi con uno scurissimo blu notte. Tristezza, dolore, dispiacere? La ragazza non seppe rispondere a questa domanda, ma sapeva con certezza che era un sentimento poco positivo - che pian piano si stava impossessando di lei.
    Il respiro della ragazza cominciò a farsi corto, il cuore prese a battere più velocemente e le mani iniziarono a sudare e tremare.
    Debolmente, Shin si diresse verso lo specchio a muro della stanza dove era rifugiata, e si guardò in volto: era estremamente pallida e sudata, anche se non aveva caldo. Le labbra erano ceree e omogenee al colore del viso, gli occhi spalancati in un'espressione sconvolta.
    Si sciacquo la faccia in malo modo, e cominciò ad agitarsi. Si stava sentendo male, stava per avere la seconda crisi del giorno x.

    ~•~

    E tutto sarebbe stato più facile, se un semplice dettaglio non avesse interferito con la salvezza della ragazza. O forse più dettagli.
    In primo luogo, l'arrivo di quell'uomo misterioso l'aveva in un primo momento disorientata, poi addirittura spaventata e per finire in peggio, offesa. Proprio per questo era corsa verso il bagno, non ricordandosi che la porta era apribile solo con una tessera, che ovviamente lasciò sul letto. Quindi era chiusa dentro.
    Dopo aver visto le sue condizioni allo specchio ed aver realizzato di essersi chiusa dentro, Shin si sedette per terra, e abbracciandosi le ginocchia cominciò a piangere silenziosamente. Che però, come si accorse più tardi, il pianto non era così taciturno: difatti il giovane l'aveva sentita, e ora la invitava dispiaciuto a non piangere e a informarlo del suo nome.
    <<M-Mi...Shin. Mi chiamo Shin. Mi faresti un favore...?>>
    Fece appello a tutta la forza che aveva per rilasciare nell'aria e al suo interlocutore quelle parole, sperando che lo psicopatico la capisse e la aiutasse ad uscire da quella dannata camera 4x4.


    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Camera 412;
    Repubblica Federale LeRoy della Terronia.

    Blu.
    Glie lo avevano già detto. Gli avevano già detto che lui era blu. Che la VITA è blu. E lui stesso sceglieva per sé il turchese, l'azzurro ed il blu. Ma non avrebbe mai immaginato che il blu era il colore che Shin avesse visto in lui.
    Era un colore che gli si adattava...? Sì, più di quanto Shin stesso non potesse concepire, ma c'era da chiedersi quanto a lungo avrebbe potuto vedere in lui, bandieruola al vento, quelle tonalità cobalto e notte, poiché già la sua mente vagava, si focalizzava su nuovi elementi, e quello che era lo sfondo della sua tela veniva coperto con l'ennesimo strato di improbabile colore.

    «Shin.» si trovò a ripetere.

    Saggiò quel nome, ripetendoselo mentalmente, concentrandosi sui movimenti appena fatti dalle proprie labbra.
    Non conosceva la cultura giapponese. Non comprendeva la cultura giapponese. E del resto, si chiamava "Richard". Per questo si ritrovò a pensare, perplesso, che quello fosse un nome da uomini. E la bizzarra teoria che i problemi mentali di Shin, che soleva mettersi il reggiseno sopra la maglietta della salute, scaturissero proprio da quel nome, si materializzò prepotente nella lista dei pensieri.
    Ad ogni modo, rimandò a data da destinarsi quelle riflessioni, concentrandosi invece sulla voce della ragazza. Era... strana. E con una porta ad impedirgli di vederla, non poteva capire cosa stesse accadendo.
    Un favore, aveva mendicato.
    "Dipende. Dipende da quanti soldi hai." pensò di dirle, per più di una ragione. Ma cambiò idea. L'ultima volta che fece presente il suo prezzario, il risultato fu sgradevole.

    «S... se posso...» provò a biascicare. «Cosa... cosa ti serve...?»

    Sperò non dell'intimo. Sarebbe stato imbarazzante. Né del cibo. Anche dirgli che era povero in canna sarebbe stato imbarazzante. Socchiuse gli occhi, appoggiandosi contro la porta del bagno e lasciandosi lentamente scivolare al suolo.

    «Cosa posso fare per te, Shin X?»

    Domandò in fine con voce più tranquilla e pacata.
    Rassegnato...? Forse...
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Gli occhi erano appannati di lacrime, ma ciò non impediva lei di utilizzare il suo "dono". Ora vedeva chiaramente che il blu notte si tramutava dapprima lentamente, poi più velocemente in un arancione quasi giallo. Quello Shin lo conosceva bene, era il colore che Reiko assumeva ogni volta che lei usciva di casa. Era il colore che assumeva quando la lasciava davanti alla scuola, quando la salutava prima di un lungo viaggio, quando era a letto con la febbre a quaranta. Quello che la ragazza vedeva non era nient'altro che la tinta della preoccupazione e dell'apprensione, che si fondeva con l'azzurro e il blu della precedente colorazione, fino a contrastarli completamente.
    Con esitazione il ragazzo si offrì di aiutarla se poteva, e Shin si ritrovò a rimurginare. Avrebbe dovuto chiedere di farsi passare la carta dalla fessura al pavimento della porta, oppure di chiamare rinforzi?
    La prima opzione poteva rivelarsi pericolosa per il futuro: giacchè era a tutti gli effetti una prigioniera, in realtà non sapeva nè come nè quando sarebbe uscita da quel posto. Se il tizio si rivelava in qualche modo violento, il bagno poteva essere un nascondiglio oppure una protezione perfetta, e davvero Shin voleva dare lui il "segreto" per appropriarsene?
    La seconda alternativa le sembrava poco intelligente. In primo luogo, lo sconosciuto non era obbligato ad accettare la richiesta di aiuto, e quindi sentendosi chiedere di chiamare soccorsi, avrebbe benissimo potuto rispondere in modo negativo. Tuttalpiù, se la risposta fosse positiva, non era detto che quel pazzo non confinasse a quella stanza pure l'infermiera o il medico di turno.
    Doveva pensare e anche in fretta, ad una soluzione. Era così difficile, ma alla fine optò per dire la verità al ragazzo, sperando avesse un animo almeno un po' gentile.
    <<Sto male. Sono venuta in ospedale per questi dolori, ora sono ritornati...Chiama qualcuno, o fammi uscire di qui. Per favore...>>

    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Camera 412;
    Repubblica Federale LeRoy della Terronia.

    Povero, povero Richard...
    E pensare che mentre lui cercava in tutti i modi di apparire almeno un po' disponibile e si costringeva ad essere mentalmente ben predisposto (nonostante lo si attendesse con urgenza alla riunione delle fattorie), dall'altra parte di una porta chiusa si studiavano strani stratagemmi per ingannarlo...
    Stratagemmi che, invero, era evidente provenissero da qualcuno che aveva decisamente qualche problema, visto che chiunque si fosse trovato dall'altra parte non avrebbe reagito nel modo sperato.
    E figurarsi se poteva farlo Richard:

    «Eh...? Ti ci sei chiusa tu nel bagno... Se devi uscire esci, dov'è il problema...»

    Fu solo una risposta istintiva, non aveva realmente messo in moto il cervello, ma anche nei secondi a venire il suo pensiero non mutò. Anche se altre ipotesi iniziarono a sommarsi, e giustamente - buono di cuore - lui si preoccupava...

    «Se... se ti fa male la pancia, forse dovresti rimanere in bagno e sforzarti... Sicura che non ti esce...?»

    Doveva forse cercarle un lassativo...? Beh, piacevole non sarebbe stato piacevole, ma un lassativo da qualche parte avrebbe dovuto trovarlo...
    Ah, quante grane per qualcuno che voleva solo dormire un po'...
    Ad ogni modo, prima di partire per una noiosa cerca, voleva attendere conferma, ed informarsi su di una cosa importante:

    «Sei allergica a qualche medicina, per caso...?»

    E con la sfiga che aleggiava quella notte, in effetti, solo uno shock anafilattico ci mancava... Poi sul serio Morfeo lo avrebbe mandato a caga... "a fare quel che Shin non riusciva a fare"...
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Ovviamente, il ragazzo dall'altra parte della porta capiva ciò che voleva capire lui, come al solito - è strano dire "come al solito", dopotutto lo conosce solo a dir tanto da un'ora, no? - e pensava che Shin dovesse andare di corpo. Beh, le prime volte lo aveva pensato anche lei, ma poi concluse che era impossibile che una cosa che veniva così facile a tutti per lei fosse un vero e proprio calvario. Senza contare che i suoi coetanei non accusavano dolori addominali, pallidezza, svenimenti. O almeno, ciò era quanto ne sapeva lei. Dopotutto, se i medici avevano ritenuto necessario ricoverarla un motivo preciso c'era, che magari non era qualcosa di così eclatante, ma però era obbligatorio fare degli esami.
    Alla fine, tanto era il dolore che decise di parlare della tessera allo sconosciuto, sperando che la sua pazzia portasse via con sè non solo la lucidità di quel giovane ma anche il ricordo della chiave di entrata del suo unico nascondiglio.
    <<Sono rimasta chiusa dentro. Per entrare e uscire è necessaria una tessera, che ora è sul letto. Riusciresti a passarmela da sotto la fessura?>>
    La voce di Shin risuonava gentile nel bagno chiuso, ma non era poi così alta e decisa. Tuttavia, ebbe l'impressione di non essere stata ascoltata, in quanto il ragazzo prese a chiedergli se era allergica a qualche tipo di medicina.
    <<Non ho bisogno di niente, se mi fai uscire di qui premo il pulsante di chiamata e mi faccio visitare. Non so ancora qual'è la mia diagnosi, quindi tutto potrebbe essere rischioso, in questo momento.>>
    Cupa, Shin guardò il pavimento. Alla fine era vero, temeva la malattia. Temeva la morte, che da piccola l'aveva quasi portata via.


    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Camera 412;
    Repubblica Federale LeRoy della Terronia.

    Richard ascoltò attentamente il discorso: anche se non sembrava quel ragazzo era un buon ascoltatore, anche se non voleva, il suo orecchio sentiva. Ma ciò che capiva, in effetti, non era necessariamente quello che una persona qualunque comprendeva.
    "Pazzo", lo chiamava lei. Ma nessuno era mai riuscito a capire se quella di Richard era o meno una scelta. Però di una cosa quel "pazzo" era certo: lui non sarebbe mai stato così geniale da chiudersi dentro e lasciare la chiave fuori.
    Anche se, in effetti, il problema nel suo caso non si sarebbe mai posto: persino nella peggiore delle ipotesi un calcio ben assestato avrebbe dischiuso il suo futuro - e con lui ogni eventuale porta che gli avesse sbarrato il passo.
    Tant'è vero che la prima ipotesi fu di aprire la porta nel modo più semplice: una bella scarica alla serratura magnetica e via, problema risolto.
    Eppure, qualcosa lo trattenne dal farlo.
    Riserbatezza? Desiderio di non svelare tutte le sue carte?
    No, la ragione era assai più semplice: Shin era ormai finita nella zona "petulante", e qualsiasi spunto di "rottura di attributi" era per lui un tabù. Preferì risolvere la cosa alla vecchia maniera, ossia prendendo la tessera, aprendo la serratura, aprendo dunque la porta, passandole poi la tessera, ed in fine richiudendo la porta.

    «Mi fa un po' male la schiena: preferisco non piegarmi.»

    Rispose immediatamente, convinto che sarebbe stata scoccata in sua direzione una domanda stupida del tipo "perché non mi hai passato la tessera da sotto la porta...?" anziché un gradito grazie.

    Bon, ecco fatto, problema risolto, anche se non aveva ben afferrato la correlazione tra tessera e stitichezza la ragazza sarebbe dovuta essere soddisfatta, quindi tornò lì dove aveva lasciato tutti i suoi averi.
    La ragazza era ancora nel bagno, quindi reputò fosse il momento giusto per fare la propria mossa senza spaventarla (o darle motivo di parlare ulteriormente): socchiuse gli occhi, ed ordinò al proprio corpo di produrre ormoni. Tanti ormoni. Ormoni a profusione. Talmente tanti che di colpo si ritrovò in tachicardia, mentre i suoi vestiti prima e la sua pelle poi iniziavano a disgregarsi, mostrando la carne viva. Viva e pulsante, in movimento, rapida e veloce. Fu uno spettacolo strano, forse abominevole, in cui il suo corpo mangiava sé stesso, e poi cresceva, ed ancora si divorava, in un rapido ed silenzioso ciclo che durò appena pochi attimi.
    Di colpo, era nuovamente lì. Ma non era più sé stesso - o meglio, non aveva più il medesimo aspetto di prima. Carnagione pallida, diafana. Occhi color smeraldo brillante, capelli lunghi ben oltre le spalle, color cenere. I suoi vestiti erano ora neri, di pelle e lucenti. Sulla spalla una placca di metallo, un vero e proprio spallaccio, così come s'addiceva a chi come lui brandiva quello spadone, solo ora sollevato dal suo giaciglio.
    Lo sollevò bene, portandolo all'altezza degli occhi ed accarezzandone la lama per tutta la sua lunghezza.
    Alcuni lo definivano "pazzo". Altri "idiota". Alcuni credevano che non avesse orecchie per intendere. Eppure, lui intendeva. Meglio di quanto chiunque abbia mai creduto. Solo, semplicemente, era "alternativo".
    Prima o poi la porta del bagno si sarebbe aperta di nuovo, Shin doveva pur uscire, lui se ne sarebbe accorto. Sarebbe stato impossibile non lo notasse, ed in quel momento... nulla.
    Non avrebbe fatto nulla, se non continuare ad esaminare il proprio compagno di avventure.
    Avrebbe solo parlato.

    «La tua coscienza potrà sopportarlo...?»

    Una domanda a bruciapelo, fatta senza nemmeno voltarsi.

    «Chiunque varcherà quella soglia mi avrà dichiarato guerra. Ed io non posso prendere più di un prigioniero di guerra.»

    Lo spadone venne fatto mulinare nell'aria una, due, tre volte, poi trovò comodo alloggio nel fodero che portava sulle spalle.
    Si chinò, raccogliendo la propria pistola, ed iniziò ad esaminare anche lei.

    «Non ti impedirò di chiamare dei soccorsi. E se ci tieni, permetterò a quella gente di sabotarti, anche. Ma tra tutti quelli che metteranno piede in questa stanza, solo in due vedranno il sole sorgere. Ed uno di quei due posti è prenotato per me. Ho fatto delle promesse, ed intendo mantenerle.»

    Saggiò le componenti, fece girare il tamburo, verificò che il cane reagisse adeguatamente, ed in fine impilò uno dopo l'altro sei proiettili nell'arma, alzando poi il cane e tenendosi pronto a sparare. Si voltò, per lanciarle uno sguardo esaminatore alla bimba. Puntò la pistola verso di lei, in mezzo a quegli occhi di colore diverso. Begli occhi, si trovò a valutare. Peccato appartenessero a qualcuno tanto toccato. Quegli occhi prima o poi intrappoleranno un povero sprovveduto e gli faranno patire le pene dell'inferno in nome di qualcosa tanto stupido come l'amore... Che assassina fortunata.

    «Se ci tieni puoi lasciare il tuo posto a qualcun altro... ma a quel punto forse ti converrebbe non chiamare nessuno.»

    L'arma venne abbassata, così come il ragazzo tornò a voltarsi verso la finestra. Ci si avvicinò di qualche passo, scrutando in direzione della luna, ancora una volta.

    «Spegnere delle vite sotto un cielo così morto... mi spiace per loro. Ma, beh, la decisione non spetta a me: chiama quante persone vuoi, ho munizioni per tutti.»

    Scrollò le spalle, ed arma alla mano passeggiò placidamente fino alla porta dell'ingresso. Si appoggiò di fianco a quella, a braccia incrociate e schiena poggiata sul muro. Lui era pronto. Sbadigliò, addirittura.

    «Qualunque sarà la tua scelta, vedi di non pentirtene.»

    Sorrise.
    E non fu un sorriso sinistro, o di sfida.
    Era un sorriso di circostanza, perché era preoccupato per lei.
    La psiche umana è debole, e quella dei giovani è fin troppo malleabile. Certi eventi restano impressi, e rischiano di condizionare tutta una vita.
    Pregò, affinché quella bambina fosse una senz'anima come lui, e rimanesse imperturbabile di fronte al sangue.
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA Pochi attimi, e Shin si ritrovò davanti non più lo sconosciuto ma un uomo totalmente diverso, che praticamente parlava da solo. Ma torniamo indietro.
    Alla fine, Shin ottenne la "chiave" per aprire la porta - il modo in cui la ottenne però, le sembrò strano. Lo sconosciuto aprì la porta con questa, la piazzò nella mano inerme di Shin e le richiuse la porta in faccia. Lo sguardo di lei rimase fisso e inebetito al rettangolo di legno che faceva da entrata e uscita del locale.
    Dopodichè, passarono alcuni minuti, il tempo di armarsi di coraggio, aprire la porta e dire quattro cose al maleducato che le aveva praticamente chiuso la porta davanti al naso. Raccolse tutto la rabbia che aveva a disposizione ma non si scompose, e lentamente varcò la soglia.
    Il resto è stato spiegato all'inizio: davanti a lei, un ragazzo totalmente diverso. Il primo aveva dei capelli scuri e spettinati, non corti ma nemmeno troppo lunghi, mentre il nuovo sconosciuto aveva dei lunghissimi capelli chiari, degli occhi di un azzurro profondo e la pelle estremamente bianca. Esibiva un look total black di pelle nera, e sulla parte superiore stava una placca di metallo apposita per la spada, che ora brandiva.
    Cominciò un monologo - non era nient'altro che quello, in effetti, siccome Shin si limitava a restare zitta e sorpresa - in cui spiegava ciò che sarebbe successo di lì in poi. Era facile. Là dentro potevano rimanere in due, e due sarebbero sopravvissuti: qualsiasi altro intruso, sarebbe morto. E questo valeva per il dottore, per le infermiere, per la donna delle pulizie. Valeva anche per Reiko, che aveva promesso di tornare l'indomani mattina a trovarla.
    Tuttavia, il cervello della ragazza non elaborava ciò che il ragazzo aveva detto, le sue meningi erano impegnate a ragionare su qualcosa di precedente avvenuto.
    <<Tu...chi diavolo sei? Dov'è l'altro?>> Il suo tono totalmente scocciato faceva intendere che non voleva assolutamente altri giri di parole, ma una risposta rapida e concisa. Dopo aver articolato in vocaboli ciò che affliggeva la sua mente, si guardò intorno inquieta.

    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member
    ◕◕◕◕◕◕◕

    Group
    modified-z
    Posts
    17,607
    Reputation
    +15
    Location
    La destra del Fratello

    Status
    Anonymous



    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Richard»



    Camera 412;
    Repubblica Federale LeRoy della Terronia.

    Sorrise ancora.
    Non aveva capito cosa era successo, la piccola Shin "La Senza-Cognome". Non lo aveva riconosciuto. Ed allora, semplicemente, lui sorrise.
    Non sorrise di scherno, non trovava di buon gusto prendere in giro chi ha problemi e chi è "diversamente intelligente". Piuttosto, la difficoltà di quella bambina a seguire il discorso - a seguire il nesso logico (logicissimo, figuriamoci...!) - a suo avviso aveva un ché di tenero. Non riuscì a non sorridere, di fronte a tanta puerile esuberanza.

    Shin want an answer, and wants it nao!

    Pensò divertito, cercando a tutti i costi di trattenere la risata. E per riuscirci fu costretto a chiudere gli occhi per non guardarla in volto, e sistemandosi lo spallaccio per concentrarsi su qualcos'altro.
    ...sia mai che Shin s'offendeva!

    «Gli amici mi chia... Uhm. Io non ho amici...»

    Sviò così il discorso.
    Si finse anche triste. Non lo era affatto, tuttalpiù era scocciato perché in quell'istante avrebbe preferito sonnecchiare ed invece faceva gli straordinari, ma si finse triste comunque.
    Secondo un breve calcolo statistico, infatti, tenuto conto che quella persona era sana abbastanza da mettersi un reggiseno sopra la maglietta intima e ponendo come ipotesi che se le davano un pantalone prima si toglieva le mutande, poi indossava il pantalone e solo dopo nuovamente le mutande (un po' come superman), era probabile che un'esternazione emotiva simile avrebbe fatto scattare in lei... qualcosa.
    Non sapeva cosa di preciso, ma fu abbastanza sicuro che in quel modo avrebbe schivato la domanda.
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ◕◕◕◕◕◕

    Group
    staff
    Posts
    6,730
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous

    Shin Mokuma | 信 目まimmmy18 ANNI | MODIFIED-Z | FEMMINA♀ | SCHEDA <<Gli amici mi chia... Uhm. Io non ho amici...>>
    Shin lo guardò con la bocca leggermente aperta e con aria esterrefatta. Se il ragazzo di prima era pazzo, questo era completamente svitato. Era uno psicopatico.
    La ragazza scosse la testa lentamente, come una bambina timida che giustamenre rifiutava una caramella da uno sconosciuto.
    <<Lascia perdere. Io sono Shin Mokuma, e sono ricoverata qui. O meglio...sono prigioniera di guerra di uno svitato. A proposito, è tuo amico? Era qui fino a 5 minuti fa.>>
    Shin aveva deciso di mettere da parte paura e timidezza, altrimenti non si sarebbe mai salvata. Solitamente, quando prendeva una decisione era risoluta nel portarla a termine, e così passò dallo status "oh mio dio un intruso" a "sono una ragazza spigliata".
    Mezz'ora prima, si sarebbe fatta prendere dal panico, non vedendo il familiare bagliore che avvolgeva - nella sua mente e al suo sguardo - le persone. Ora, intorno al nuovo conosciuto non vedeva la minima traccia di nebulosa colorata, eppure era tranquilla. Si sarebbe manifestata in seguito.
    Riusciva comunque a percepire, senza il bisogno del suo dono, che era un uomo abbastanza orgoglioso.
    <<Se sei così triste, possiamo diventare amici. Se vuoi, ovviamente, tanto ormai...>>
    Davanti a lei passarono fotogrammi della sua futura vita. Lei che compiva 20 anni nel bagno della stanza, lei che faceva la linguaccia a chissà quale telecamera, lei che si dondolava come una psicotica nell'angolo della camera, e sempre lei morta stecchita per terra, anziana.
    Da quel che sembrava, ci sarebbe stata per un bel pezzo, là dentro. Tanto valeva essere in buona compagnia.

    STARRED BY MISAKI MEI (ANOTHER) - © ‹yuüko›

     
    Top
    .
20 replies since 31/5/2012, 22:42   223 views
  Share  
.